mercoledì 16 novembre 2011

Esame di stato - Intelligenza


Sir Francis Galton fu la prima persona che cercò di misurare le capacità intellettive. La sua idea era che l’intelligenza fosse questione di capacità percettive particolari trasmissibili di generazione in generazione. Se le informazioni sono prese dall’apparato percettivo, tanto maggiore sarà la precisione e sensibilità dello stesso e tanto più l’individuo risulterà intelligente. Per verificare le sue teorie, Galton nel 1884, valutò gli oltre 9000 visitatori dell’esposizione di Londra ma senza successo nei risultati.

Il primo test ad avvicinarsi agli attuali test di intelligenza fu quello di Binet. Il governo francese, a seguito dell’introduzione della legge che rendeva obbligatoria per tutti i bambini la frequenza scolastica, commissionò allo psicologo un test in grado di evidenziare i bambini inadatti ad intraprendere quel percorso. Nell’idea di Binet il bambino lento era come un bambino normale ma in ritardo nello sviluppo intellettivo. Le risposte che il bambino dava al test definivano la sua età mentale (EM) che veniva rapportata con la sua età cronologica (EC). L’età mentale poteva essere superiore, uguale o inferiore alla sua età cronologica.
Il questionario di Binet venne in seguito standardizzato alla Stanford University e prese il nome di Stanford-Binet. Per ogni item del questionario si definì quale fosse l’età a cui la maggior parte dei bambini rispondeva correttamente. In questo modo su base statistica si poteva calcolare l’età mentale di chi compilava il questionario semplicemente sommando il numero di item a cui era in grado di rispondere. Come indice dell’intelligenza fu utilizzato il Q.I., ovvero il rapporto tra l’età mentale e l’età cronologica moltiplicato per 100.

QI = EM/EC * 100

Il test fu aspramente criticato in quanto si riteneva fosse troppo dipendente dalla abilità linguistiche. A partire da questa critica e dall'idea che lo Stanford-Binet non fosse adatto per gli adulti, nacque il test di Wechsler.

Scale Wechsler di intelligenza (WAIS).
La Wais valuta l’intelligenza fornendo separatamente un punteggio verbale e un punteggio di performance nonché un punteggio di Q.I. globale.
Appartengono alla scala verbale:
  • Informazioni: quesiti che riguardano informazioni generali.
  • Comprensione: valuta l’informazione pratica e la capacità di riflettere sull’esperienza passata.
  • Ragionamento aritmetico: problemi verbali che valutano il ragionamento aritmetico.
  • Somiglianze: valutare in che modo due oggetti o concetti sono simili.
  • Memoria di cifre: viene letta una serie di cifre al soggetto e lui deve riportarne il più possibile.
  • Vocabolario: conoscenza delle parole.
  • Sequenza di lettere e numeri: valuta la memoria operativa.
Appartengono alla scala di performance:
  • Cifrario: bisogna associare numeri a simboli di varie forme.
  • Completamento figure: bisogna scoprire e denominare la parte mancante di un disegno incompleto.
  • Disegno con cubi: modelli di disegno devono essere copiati con i cubi.
  • Riordinamento di storie figurate: una serie di vignette deve essere riordinata nella sequenza corretta.
  • Ragionamento sulle matrici: una forma geometrica simile alla forma campione deve essere selezionata da una serie di possibili alternative.
  • Ricostruzione di figure: le tessere di un puzzle devono essere ricomposte a formare un oggetto completo.
  • Ricerca di simboli: bisogna determinare se i simboli target appaiono nel gruppo di simboli di ricerca.

Teorie contemporanee dell’intelligenza.
Secondo Gardner non esiste un'unica intelligenza, o un fattore g come lo definiva Spearman, bensì una molteplicità esse. L’autore definisce l’intelligenza come l’abilità di risolvere problemi o confezionare prodotti che sono la conseguenza del proprio contesto culturale.
La teoria di Gardner si chiama teoria delle intelligenze multiple e prevede la compresenza di sette tipi di intelligenze tra loro indipendenti:
  • Linguistica
  • Musicale
  • Logico-matematica
  • Spaziale
  • Somato-cinestesica
  • Intrapersonale
  • Interpersonale
Gardner riporta due aspetti salienti a sostegno della sua teoria:
-          Alcuni danni cerebrali possono intaccare un tipo di intelligenza ma lasciare intatte le altre.
-          Il Q.I. è un buon predittore del successo scolastico ma non funziona nel predirre successi lavorativi o avanzamenti di carriera.
Gardner venne criticato in base all’evidenza che un elevato livello di abilità in una delle intelligenze correla con un elevato livello di abilità nelle altre, quindi viene meno l’indipendenza tra le intelligenze ipotizzata nella sua teoria.

Fu Anderson a tentare di sviluppare una sua idea di intelligenza partendo dalla considerazione che le intelligenze di Gardner fossero mal definite. Nella teoria dell’intelligenza di Anderson l’intelligenza è mediata da diversi meccanismi. Da un lato abbiamo i meccanismi di elaborazione di base, implementano il pensiero il quale a sua volta produce conoscenza. La velocità con cui funzionano questi meccanismi di base varia tra individuo e individuo. In generale ad un meccanismo di elaborazione di base più rapido corrisponde una maggiore intelligenza. Tuttavia questa variabile non è esaustiva nello spiegare le differenze individuali. Dall'altro lato Anderson individua i “moduli” ossia dei meccanismi che ci forniscono delle capacità universali (ad esempio esiste i modulo del linguaggio). La maturazione di nuovi moduli permette di utilizzarli per acquisire conoscenza. Riassumendo, secondo Anderson, esistono due vie per arrivare alla conoscenza. La prima implica l’utilizzazione del meccanismo di elaborazione di base e la seconda implica l’utilizzo dei moduli.

A differenza della teoria di Anderson la teoria triarchica di Sternberg tiene conto dell’esperienza e degli effetti del contesto. Nella sua teoria esistono tre sottocategorie: la sottocategoria delle componenti (relativa ai processi di pensiero e la più sviluppata delle tre teorie), quella relativa all’esperienza (che indaga gli effetti dell’esperienza sull’intelligenza) e quella contestuale (considera gli effetti dell’ambiente e della cultura).
Descriviamo la sottocategoria delle componenti la quale considera tre diverse parti del pensiero:
-          Metacomponenti: vengono utilizzate per pianificare, controllare, monitorare e valutare l’elaborazione dei problemi. Rinominate abilità analitiche.
-          Performance: sono le componenti che implicano le strategie di soluzione del problema. Rinominate abilità creative.
-          Acquisizione della conoscenza: codificano, combinano e confrontano l’informazione durante il processo di soluzione dei problemi. Abilità pratiche.
La sottocategoria delle componenti non basta da sola a dare una spiegazione completa dell’intelligenza ma è necessario ricorrere alla sottocategoria dell’esperienza. Una persona che sia già venuta a contatto con il determinato concetto riuscirà a padroneggiarlo meglio di un’altra che lo vede per la prima volta lungo un continuum che va dalla totale novità al completo automatismo.
L’esposizione di una persona a determinati concetti dipende in gran parte dall’ambiente in cui si trova e quindi dalla categoria contestuale.

La teoria bioecologica di Ceci propone l’esistenza di potenziali cognitivi multipli (abilità, intelligenze) piuttosto che una singola intelligenza generale. L’idea è che queste abilità abbiano una base biologica che pone un limite alle possibilità dell’individuo ma che in parte sono modellate dall’ambiente. In pratica per quanto un individuo sia biologicamente determinato ad avere una qualche forma di intelligenza, l’espressione di questa sarà vincolata dal contesto (mentale, sociale o fisico). La stessa persona cresciuta in due periodi o in due luoghi diversi otterrà un successo professionale differente. Inoltre per l’autore l’intelligenza non è correlata alla capacità di pensiero astratto bensì alle conoscenze guadagnate in particolari contesti o domini. In pratica più uno è competente in un ambito migliore sarà la sua performance e l’eleganze delle sue soluzioni.

Bibliografia
Atkinson, R.C., & Hilgard, E.R., (2006). Introduzione alla Psicologia. Padova: Piccin

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