martedì 29 novembre 2011

Riassunto schematico del libro: "L'attenzione" di Franca Stablum



1.1 Esistono differenti tipi di attenzione; sarebbe scorretto tentare di dare all’attenzione un significato unitario che non consideri i diversi compiti a cui essa adempie.
Le funzioni attentive sono molteplici: attenzione selettiva, funzioni esecutive, attenzione sostenuta, vigilanza.
Anatomicamente distinguiamo tre sistemi attentivi:
  • Sistema attentivo anteriore (AAS; corteccia prefrontale): elaborazione conscia e monitoraggio
  • Sistema attentivo posteriore (PAS; corteccia parietale): orientamento agli stimoli, elaborazione oggetti, attenzione a specifici punti spaziali
  • Sistema di allerta e di vigilanza (locus coeruleus, sistema noradrenergico): responsabile dello stato d’allerta e vigilanza

1.2 La prestazione attentiva è influenzata da:
  • Organizzazione del cervello e le caratteristiche dell’attività neurale
  • Caratteristiche dei processi di memoria
  • L’ambiente

venerdì 18 novembre 2011

Esame di Stato - Memoria

Secondo la teoria di Atkinson e Shiffrin la memoria è divisa in tre domini: memoria sensoriale, memoria a breve termine e memoria a lungo termine.
La memoria sensoriale contiene tutte le informazioni temporali catturate dagli organi di senso, è un deposito temporaneo le cui informazioni decadono dopo poche decine di secondi e parte dell’informazione catturata può eventualmente passare alla memoria a breve termine.
La memoria a breve termine (MBT) raccoglie le informazioni sensoriali a cui si presta attenzione. Quindi le informazioni contenute in questo magazzino sono coscienti, facilmente accessibili, decadono dopo circa una ventina di secondi.
 La memoria a lungo termine (MLT) è il deposito in cui conserviamo tutte le informazioni di cui disponiamo. Attraverso dei processi elaborativi le informazioni della memoria a breve termine passano a questo magazzino di capacità illimitata.

Contributi versati all'ENPAP

Qui di seguito allego una lettera che in questi giorni sta facendo il giro di internet per sensibilizzare chi lavora e chi si sta formando per inseririsi nell'ambito della psicologia riguardo un problema che tocca da vicino tutti gli appartenenti a questa categorie professionale.


"Ai colleghi iscritti all’Albo e all’ENPAP

Anche quest’anno ho versato alla nostra Cassa una notevole somma di contributi previdenziali. Anche quest’anno mi è venuto il mal di pancia e un forte senso di nausea pensando alla paradossale situazione in cui ci troviamo. Paghiamo notevoli quantità di denaro (nel mio caso il montante versato fino ad oggi corrisponde a 71.000 euro) per avere una pensione di poco più di 350 euro al mese (meno dell’assegno sociale). 

mercoledì 16 novembre 2011

Esame di stato - Intelligenza


Sir Francis Galton fu la prima persona che cercò di misurare le capacità intellettive. La sua idea era che l’intelligenza fosse questione di capacità percettive particolari trasmissibili di generazione in generazione. Se le informazioni sono prese dall’apparato percettivo, tanto maggiore sarà la precisione e sensibilità dello stesso e tanto più l’individuo risulterà intelligente. Per verificare le sue teorie, Galton nel 1884, valutò gli oltre 9000 visitatori dell’esposizione di Londra ma senza successo nei risultati.

Il primo test ad avvicinarsi agli attuali test di intelligenza fu quello di Binet. Il governo francese, a seguito dell’introduzione della legge che rendeva obbligatoria per tutti i bambini la frequenza scolastica, commissionò allo psicologo un test in grado di evidenziare i bambini inadatti ad intraprendere quel percorso. Nell’idea di Binet il bambino lento era come un bambino normale ma in ritardo nello sviluppo intellettivo. Le risposte che il bambino dava al test definivano la sua età mentale (EM) che veniva rapportata con la sua età cronologica (EC). L’età mentale poteva essere superiore, uguale o inferiore alla sua età cronologica.

lunedì 14 novembre 2011

Esame di Stato - Motivazione


La motivazione è una configurazione organizzata di esperienze soggettive che consente di spiegare l’inizio, la direzione, l’intensità e la persistenza di un comportamento diretto a uno scopo.
Distinguiamo anzitutto tra la motivazione da incentivazione e quella da pulsione: facciamo certe cose per via delle conseguenze che portano (vedi i riassunti sul condizionamento operante) e altre perché siamo spinti da una necessità interna. Nel primo caso rientrano tutte le cose piacevoli che in quanto tali vengono ricercate mentre nel secondo rientrano quelle necessarie come il cibo.

Motivazione da incentivazione.
La motivazione da incentivazione è la spinta verso cose che danno piacere. Evolutivamente possiamo immaginare il piacere associato a stimoli favorenti la conservazione della specie e di conseguenza pensare alla motivazione come a una caratteristica adattiva. L’apprendimento in questo senso gioca un ruolo fondamentale nella motivazione, da un lato perché impariamo a desiderare i cosiddetti rinforzi secondari (stimoli neutri diventati salienti in seguito all’apprendimento) dall’altro perché moduliamo l’efficacia dei rinforzi primari (possiamo essere più motivati a studiare per l’esame che a dormire). Una volta appreso che un determinato stimolo è piacevole quello stimolo assume una salienza incentivante ovvero viene associato all’aspettativa del suo effetto, questa anticipazione cattura l’attenzione e guida il comportamento. Possiamo distinguere due momenti: il momento in cui vogliamo qualcosa (anticipazione del piacere) e il momento in cui raggiungiamo quella cosa (piacere).

domenica 13 novembre 2011

Esame di Stato - Emozioni


Possiamo affermare che le emozioni siano gli eventi psicologici più complessi se pensiamo alla loro morfologia. Sinteticamente possiamo descriverle come il prodotto di sei processi:
  • La valutazione cognitiva dell’evento esperito ovvero il giudizio che il soggetto ha dell’evento.
  • L’esperienza soggettiva dell’emozione ovvero il tono sentimentale a cui esso si associa.
  • L’impellenza ad agire o pensare coerentemente con l’emozione.
  • Il pattern di attivazione neurofisiologica associato all’emozione
  • Le espressioni facciali che accompagnano l’emozione.
  • La risposta all’emozione ovvero come il soggetto affronta l’emozione o la situazione che la scatena.

lunedì 7 novembre 2011

Esame di Stato - Concetti e Categorizzazione


Immaginate di dover riassettare una camera in disordine in cui il pavimento è ricoperto di vestiti, libri e oggetti vari. Vinto lo sconforto iniziale provocato dal disordine agghiacciante procederete a suddividere gli oggetti in base ad un qualche criterio di categorizzazione. Categorizzare vuol dire assegnare un percetto ad un concetto. Quindi ogni oggetto di carta composto da fogli verrà categorizzato nel concetto di libro mentre ogni oggetto di stoffa che posso indossare verrà categorizzato nel concetto di vestito o indumento. In generale un concetto è un insieme di caratteristiche associate a ciascuna categoria.

A cosa ci serve questo processo?

Se dovessimo riordinare la stanza considerando ogni oggetto diverso da tutti gli altri probabilmente non finiremmo mai. Raggruppare gli oggetti invece, ci permette di organizzare l’ambiente che ci circonda in maniera più rapida. Inoltre se di ogni oggetto che osserviamo dovessimo studiare la funzione passeremmo l’intero arco della giornata a svolgere questo compito per ogni oggetto che ci si presenta. Ascrivere un oggetto ad un concetto mi permette di inferire che esso avrà tutte le caratteristiche proprie di quel concetto.

venerdì 4 novembre 2011

Esame Psicodiagnostico

Per quanto ogni uomo condivida con gli altri uomini alcune caratteristiche, la somma di queste caratteristiche sarà in ogni caso qualcosa di unico. Gli studi di psicologia cognitiva ci insegnano che l’organizzazione del mondo percepito avviene attraverso i concetti. Ricondurre una situazione, un oggetto o una persona ad una classe concettuale ci permette di risparmiare energie nella formulazione di aspettative e pronostici. Quando diagnostichiamo un paziente come “depresso”, la tentazione è quella di attribuirli tutti i connotati che il concetto di depressione si porta a presso e di fare inferenze circa il modo in cui si comporterà basati sulla diagnosi. Un approccio del genere nega, tuttavia, l’unicità dell’uomo e in quanto tale può essere molto pericoloso. Si rischia di non comprendere appieno l’individuo nelle esigenze che lo muovono verso una richiesta d’aiuto.
Alla luce di queste considerazioni verrebbe da chiedersi a cosa possa servire, dunque, fare una diagnosi. Non sarebbe forse più opportuno limitarsi alla verifica di eventuali punti di forza e di debolezza del paziente? Questo secondo tipo di approccio sarebbe altrettanto limitante poiché, evitare di ascrivere un paziente ad una categoria diagnostica, ci impedirebbe di sfruttare tutto il panorama di ricerche che negli anni sono state svolte. Nel mondo scientifico e clinico le informazioni e gli studi sono comprensibili a tutti gli esperti del settore proprio perché utilizzano un linguaggio condiviso. Questo linguaggio condiviso sono le etichette diagnostiche. Inoltre le istituzioni e la burocrazia del mondo sanitario prevede la necessità di formulare diagnosi.

giovedì 3 novembre 2011

L'assertività


Con il termine assertività si intende la capacità di esprimere i propri diritti senza calpestare quelli degli altri. Si tratta, in senso lato, di buona comunicazione, ovvero come e cosa evitare, ma soprattutto cosa fare, nel contesto relazionale al fine di far passare un messaggio ad un’altra persona.
Quello che a parole sembra un compito facile è, nella realtà quotidiana, piuttosto arduo e sono rari i casi in cui la comunicazione sia veramente efficace. A complicare le normali interazioni sono una serie di false credenze e di atteggiamenti propri della nostra cultura e di conseguenza condivisi dalla maggior parte delle persone.
Per prima cosa vediamo in dettaglio quali sono i quattro miti definiti da Ellis. Si tratta in generale di credenze radicate nelle persone apprese durante l’educazione familiare.

Il mito della modestia.
Le persone che aderiscono a questo mito ritengono sia sconveniente riconoscere i propri meriti in virtù della modestia. Fanno fatica ad accettare gli elogi anche se meritati e tendono a sminuirsi nelle circostanze in cui questo accade. Nell’incapacità di rispondere verbalmente agli apprezzamenti spostano il piano della discussione sui propri aspetti negativi. Questa dinamica quando reiterata comporta una eccessiva attenzione a ciò che hanno di sbagliato mettendo in risalto proprio queste ultime caratteristiche con conseguenze cognitive di inadeguatezza ed emotive di disagio o disforia.

Esame di Stato


Il linguaggio è un sistema costituito da molteplici livelli che serve a collegare il pensiero al discorso, attraverso le parole e le sintassi (Chomsky, 1965).
Produzione del linguaggio: pensiero→tradotto in frase→tradotta a sua volta nei suoni che la esprimono
Comprensione del linguaggio: ascolto dei suoni→attribuzione ai suoni di significati sotto forma di parole→si mettono insieme le parole (frasi) →si ricava il significato

Unità del linguaggio.

Fonemi.
Fonemi: unità sonore minime distintive.
Ogni idioma (linguaggio peculiare di una nazione, regione o popolo) è costituito da un proprio insieme di fonemi ed è per questo motivo che possiamo trovare difficoltà nel pronunciare parole straniere; alcuni fonemi potrebbero non essere condivisi tra le lingue.
Particolari combinazioni corrette di fonemi vengono percepite come parole. Ogni lingua ha le sue regole per combinare i fonemi, se queste regole sono rispettate allora la combinazione è corretta. Una sequenza di fonemi combinati correttamente può, allo stesso modo, generare parole o non parole. Le non parole sono combinazioni di fonemi plausibili in un determinato idioma ma prive di significato.

Esame di stato


Lo studio sul condizionamento operante inizia con Thorndike alla fine del XX secolo. Lo studioso osserva come attraverso prove d’errore gli animali possono giungere a mettere in atto comportamenti che provocano conseguenze positive. Questo processo viene chiamato “legge dell’effetto”.
Skinner successivamente riprende in maniera più sistematica gli studi di Thorndike e arriva a definire il condizionamento operante come l’aumento della probabilità di emissione di un comportamento se questo è seguito da un rinforzo.
I rinforzi sono divisibili in due macro categorie: rinforzi positivi e rinforzi negativi.
Il rinforzo positivo descrive un comportamento che messo in atto produce uno stimolo appetivo. Ad esempio se fare un regalo al vostro partner lo rende particolarmente affettuoso allora sarete incentivati a elargire regali.
Il rinforzo negativo descrive un comportamento che previene o allontana uno stimo lo avversivo. Ad esempio se telefonare al vostro partner allontana sentimenti di gelosia nei suoi confronti sarete incentivati a telefonare ogni volta che proverete quei sentimenti.
I rinforzi sono più efficaci tanto più sono prossimi al comportamento. Per questo motivo è difficile, ad esempio, aumentare il comportamento di studio di un bambino se un voto positivo (rinforzo) viene dato a distanza di settimane.

Esame di stato


Nel condizionamento classico si impara a fornire una risposta già nota a stimoli che solitamente non elicitano quel tipo di risposta.
I primi studi sul condizionamento classico sono stati condotti dal fisiologo russo Pavlov (già noto per aver conquistato il premio nobel in riconoscimento ai suoi studi sulla digestione).
Durante i suoi esperimenti Pavlov notò che i cani cominciavano a salivare già per l’aspettativa del cibo come se riuscissero ad associare determinati indizi ambientali con l’imminente riempimento della ciotola.
Pavlov operazionalizzò la sua intuizione: prima della presentazione del cibo accendeva una luce, successivamente mostrava il cibo al cane che come risposta cominciava a salivare.
Gli elementi dell’esperimento sono dunque tre: la luce, il cibo e la salivazione.
La luce inizialmente rappresenta lo stimolo neutro (SN) poiché non suscita alcuna reazione  (risposta) nel cane (escluso un eventuale riflesso di orientamento che però non viene considerato).
Il cibo rappresenta lo stimolo incondizionato (SI) perché il suo effetto sul cane (farlo salivare) viene inteso come innato, non ha perciò bisogno di essere appreso.
La salivazione rappresenta la risposta incondizionata (RI) poiché si tratta della naturale e istintiva reazione del cane di fronte al cibo.
Se lo SN viene presentato reiteratamente associato allo SI, il cane stabilisce un legame tra i due eventi: impara che la luce non è qualcosa di neutrale ma si presenta prima del cibo e quindi ne annuncia l’arrivo imminente. La luce diventa lo stimolo condizionato (SC) ossia uno stimolo in origine neutro il quale a seguito di numerose presentazioni, in cui viene associato ad uno stimolo saliente (SI), diventa sufficiente a elicitare la risposta prima provocata dallo SI. La risposta che avviene in presenza dello SC e in assenza dello SI si chiama risposta condizionata (RC) poiché si tratta di un comportamento appreso.

martedì 1 novembre 2011

Cognitive Behavioural Assessment - CBA 2.0



La batteria CBA-2.0 scale primarie è composta da 10 schede finalizzate a individuare eventuali aree di problematiche in popolazioni cliniche.

Si tratta di uno strumento di indagine ad ampio spettro e in tal senso il suo utilizzo si colloca nelle prime fasi della presa in carico del cliente.

La batteria non fornisce diagnosi o profili psicopatologici bensì una panoramica generale delle problematiche del cliente sia nel dominio individuale sia nel dominio relazione con gli altri o con l’ambiente.

Gli studi condotti attraverso il CBA-2.0 hanno dimostrato una buona capacità dello strumento di rilevare cambiamenti a distanza di tempo.


Il Primo Colloquio


Topografia del primo colloquio.


Il primo colloquio:

a) ha come finalità l’esame del problema e non semplicemente l’ascolto e/o stabilire una relazione collaborativa con il paziente

b) utilizza le variabili di relazione tra paziente e terapeuta come esempio di comportamento interpersonale significativo, e quindi come una delle fonti di informazione

c) non è una procedura passiva di raccolta e registrazione di informazioni: è un processo deduttivo dove si parte da una conoscenza generale per pervenire ad un’osservazione specifica

Lo scopo della prima parte del colloquio è ottenere un’ampia e precisa analisi dei disturbi e dei problemi lamentati dal paziente. In generale il primo colloquio (e tutto il ciclo di colloqui iniziali) utilizza in primo luogo materiale verbale ed esplora il sistema cognitivo verbale. In secondo luogo rappresenta un setting di osservazioni specifico e ben strutturato: consente una esplorazione limitata del sistema comportamentale-motorio.