Nel condizionamento
classico si impara a fornire una risposta già nota a stimoli che
solitamente non elicitano quel tipo di risposta.
I primi studi sul condizionamento classico sono stati
condotti dal fisiologo russo Pavlov (già noto per aver conquistato il premio
nobel in riconoscimento ai suoi studi sulla digestione).
Durante i suoi esperimenti Pavlov notò che i cani
cominciavano a salivare già per l’aspettativa del cibo come se riuscissero ad
associare determinati indizi ambientali con l’imminente riempimento della
ciotola.
Pavlov operazionalizzò la sua intuizione: prima della
presentazione del cibo accendeva una luce, successivamente mostrava il cibo al
cane che come risposta cominciava a salivare.
Gli elementi dell’esperimento sono dunque tre: la luce, il cibo
e la salivazione.
La luce inizialmente rappresenta lo stimolo neutro (SN)
poiché non suscita alcuna reazione (risposta) nel cane (escluso un eventuale
riflesso di orientamento che però non viene considerato).
Il cibo rappresenta lo stimolo incondizionato (SI) perché il
suo effetto sul cane (farlo salivare) viene inteso come innato, non ha perciò
bisogno di essere appreso.
La salivazione rappresenta la risposta incondizionata (RI)
poiché si tratta della naturale e istintiva reazione del cane di fronte al
cibo.
Se lo SN viene presentato reiteratamente associato allo SI,
il cane stabilisce un legame tra i due eventi: impara che la luce non è
qualcosa di neutrale ma si presenta prima del cibo e quindi ne annuncia
l’arrivo imminente. La luce diventa lo stimolo condizionato (SC) ossia uno
stimolo in origine neutro il quale a seguito di numerose presentazioni, in cui
viene associato ad uno stimolo saliente (SI), diventa sufficiente a elicitare
la risposta prima provocata dallo SI. La risposta che avviene in presenza dello
SC e in assenza dello SI si chiama risposta condizionata (RC) poiché si tratta
di un comportamento appreso.