Introduzione
Tre principali tecniche di ricerca
qualitativa nel fieldwork:
- Osservazione partecipante
- Intervista discorsiva
- Focus group
Tipo ideale (Weber): costrutto
ipotetico concepito per raffigurare una specifica costellazione
storica o sociale. La costruzione di un idealtipo si basa
sull’accentuazione unilaterale di alcuni attributi intenzionali del
dominio in studio, accentuazione guidata dalle esigenze cognitive del
ricercatore. Nella sua purezza concettuale questo quadro non può mai
essere rintracciato empiricamente nella realtà, ma istituisce una
relazione di compatibilità (e non di corrispondenza) con i fenomeni
rappresentati.
Funzioni di appartenenza fuzzy (o
teoria degli insiemi sfumati): funzioni continue comprese tra 0 e 1
che indicano il grado di sovrapponibilità delle caratteristiche
espresse dal fenomeno in relazione al tipo ideale. Non esclude
appartenenze multiple.
Concetti sensibilizzanti (Blumer):
in opposizione al “concetto definitivo” o conchiuso che
forniscono prescrizioni su cosa osservare, i concetti sensibilizzanti
si limitano a indicare la direzione nella quale guardare
(osservazione diretta – sottomissione all’oggetto).
- I modi della ricerca sociale: osservazione, esperimento, simulazione
Distinzione analitica di due
orientamenti di ricerca: teorico (produce i propri asserti muovendo
da un’analisi dei risultati della ricerca empirica, attraverso lo
sviluppo autonomo di ipotesi e modelli) ed empirico (produce i propri
asserti e ne fonda la plausibilità facendo esperienza del proprio
oggetto).
Ricerca empirica:
successione di operazioni per produrre risposte a domande sulla
realtà (Ricolfi). Non si tratta di spiegare la realtà, ma di
costruire alcuni delimitati “isolotti di intelligibilità
semanticamente autosufficienti” (Passeron).
Successione di operazioni
organizzata in 4 fasi in relazione circolare:
- Progettazione dello studio (elaborazione del disegno di ricerca);
- Costruzione della documentazione empirica (lavoro sul campo);
- Analisi dei materiali empirici e comunicazione dei risultati;
- Scrittura.
3 diverse procedure
empiriche:
- Osservazione
- Esperimento
- Simulazione
Osservazione: connessione del
ricercatore all’universo attraverso l’esperienza,
oggettivata in un corpus testuale, documento poi
sottoposto all’analisi.
Esperimento: strumento principe
per il controllo delle ipotesi causali che richiede 3 condizioni
empiriche: a)covariazione tra la variabile indipendente (causa) e la
variabile dipendente (effetto); b) controllo della direziona causale
(la variabile cui si imputa un impatto causale deve essere la fonte
di variazione della variabile dipendente); c) controllo delle
variabili terze: si deve accertare che la relazione tra variabile
indipendente e variabile dipendente non sia perturbata da altre
variabili.
Tipi di esperimento:
Tipo | Manipolazione della variabile indipendente | Controllo dei fattori di disturbo (variabili terze) |
Esperimento |
Sì
|
Sì
|
Quasi-esperimento sul campo |
Sì
|
No
|
Quasi-esperimento naturale |
No
|
No
|
Simulazione: il ricercatore
osserva o sottopone a trattamento non l’oggetto, ma una copia
dell’oggetto disegnata da un insieme di algoritmi eseguiti al
computer, un sostituto, regolato dalle medesime leggi formali
dell’originale. Ha come requisito fondamentale la coerenza interna
(non deve contenere assunti, descrizioni o istruzioni in conflitto
tra loro). Occorre tenere presente anche gli effetti perversi
(Boudon), ossia effetti individuali o collettivi che risultano dalla
giustapposizione di comportamenti individuali, senza essere inclusi
negli obiettivi perseguiti dagli attori. Tali effetti possono essere
non desiderati anche se desiderabili, o non desiderati e
indesiderabili.
I tre obiettivi che spingono all’uso
della simulazione sono sperimentazione, osservazione e proiezione.
- L’osservazione: una tassonomia delle tecniche di costruzione della documentazione empirica
Classificazione in
considerazione delle caratteristiche dell’oggetto cui le diverse
tecniche si applicano (Duverger): osservazione di comportamenti
(azione di individui, di norma si privilegiano comportamenti
linguistici, e collettivi di individui, in cui grande attenzione è
data anche ai comportamenti non linguistici); osservazione dei
prodotti dei
comportamenti (prodotti dell’agire sedimentati in un documento, in
cui si studia il linguaggio delle cose). I documenti si intendono
naturali, cioè prodotti per uno scopo diverso da quello scientifico,
e si dividono in segnici (testi scritti, documenti iconici come
fotografie e dipinti, audiovisivi, ipertesti, process
product data, cioè documenti prodotti da
istituzioni e organizzazioni) e non segnici (manufatti).
Tecniche per l’osservazione di
individui: intervista strutturata o discorsiva (che comprende
l’intervista guidata o semistrutturata e l’intervista libera o
non-strutturata). Quando un’intervista è impiegata prevalentemente
per sollecitare una narrazione abbiamo a che fare con un’intervista
narrativa o biografica (Bertaux). Quando l’intento
prevalente è l’esplorazione dell’universo di valori, delle
disposizioni cognitive o della personalità dei soggetti abbiamo a
che fare con un’intervista tematica.
Altri tipi di intervista riguardano la
somministrazione di domande in assenza dell’intervistatore, in cui
il testo, frutto di un’auto-osservazione, rappresenta l’azione da
osservare (condizione subottimale).
A metà strada tra le tecniche
individuali e collettive si trova l’intervista di gruppo,
l’intervistatore all’interno di un gruppo pone domande
individuali alle persone che in questo modo sono influenzati dalla
pressione sociale, oggetto verso cui si rivolge l’attenzione del
ricercatore: l’impatto che la pressione normativa del gruppo
esercita sull’espressione delle opinioni individuali.
Tecniche per l’osservazione di
collettivi: consentono di osservare ciò che Blumer considera
l’oggetto specifico della sociologia: l’interazione sociale.
Si dividono due criteri: tecniche
applicate in un ambiente naturale da quelle applicate in un
ambiente artificiale; tecniche intrusive (procedure che
in qualche modo perturbano l’oggetto di osservazione – questo
criterio si applica solo alle tecniche in ambiente naturale in quanto
tutte le pratiche in ambiente artificiale sono in qualche modo
intrusive, noto come effetto Hawthorne che provoca comportamenti in
qualche modo desiderabili ed etichettati come “reattività”) e
non intrusive.
L’uso dei due criteri porta
all’individuazione di tre insiemi di tecniche:
- Osservazione partecipante (cuore dell’etnografia) e shadowing (il ricercatore segue come un’ombra un individuo e ne registra le interazioni sociali – permette la rottura con l’atteggiamento naturale (Schutz) e rende possibile l’osservazione delle proprie routines): tecniche intrusive in ambiente naturale;
- Osservazione naturalistica (si basa su un approccio etologico (Eibl-Eibesfeldt), non comprende la cooperazione del soggetto in studio; impossibile ricorrere a procedure di member-validation, per cui si cerca di ampliare al massimo le osservazioni usando tecniche visuali di registrazione e si scelgono eventi in base a procedure probabilistiche, vedi tabella): tecniche non intrusive in ambiente naturale;
- Focus group: (come anche giochi – interazioni di soggetti che seguono un copione – e osservazioni in laboratorio), tecniche in ambiente artificiale.
Procedure per la stesura dei
protocolli osservativi nell’osservazione naturalistica
Tipo di rilevamento | Procedura |
Uno-zero | si annota la comparsa o meno di un comportamento in un individuo o in un gruppo in un intervallo di tempo stabilito |
Istantaneo | Si annota il comportamento di un individuo a intervalli di tempo regolari e prestabiliti |
Attività principale | Si annota il modulo comportamentale che entro un intervallo di tempo prestabilito compare con maggior frequenza |
Sequenziale | Si annotano tutti i moduli comportamentali che hanno luogo dall’inizio alla fine dell’interazione osservata |
Focalizzata sull’individuo | Si annotano tutte le azioni e le interazioni di un individuo che hanno luogo entro un lasso di tempo abbastanza prolungato |
Tecniche per l’osservazione di
documenti naturali: la produzione di documenti non è sollecitata
dal ricercatore. Ripartiti in due classi testi (si riconosce
un’intenzione comunicativa) e manufatti.
Rari sono i casi in cui sono stati
condotti studi esclusivamente su queste tecniche, solitamente si
uniscono alle tecniche di osservazioni degli individui in fase
istruttoria o nelle fasi più mature, per facilitare
l’interpretazione dei materiali empirici.
Particolare importanza riveste il
momento che divide la raccolta dall’analisi dei materiali: la
critica delle fonti, che riguarda l’autenticità della fonte
e la credibilità dell’informatore, per cui occorre un atto di
qualificazione del documento (critica esterna) e dell’autore
(critica interna). L’analisi critica permette di trasformare
l’insieme di informazioni presenti nei documenti in dati
suscettibili di analisi.
- L’intervista discorsiva
L’intervista di ricerca è una forma
speciale di conversazione nella quale due (o più) persone si impegna
in un’interazione verbale nell’intento di raggiungere una meta
cognitiva precedentemente definita. Maggiore potere è dato
all’intervistatore, che definisce gli obiettivi e il ritmo.
Intervista come “evento comunicativo” (Briggs) capace di
sollecitare l’atteggiamento critico dell’intervistato, sospinto
ad abbandonare “l’atteggiamento naturale” (Schutz), a
sospendere la sospensione del dubbio (Montesperelli).
Criteri di distinzione: in base
all’osservazione del comportamento linguistico dell’intervistato
si suddivide in intervista discorsiva (risponde con parole sue,
costruendo la propria argomentazione nel modo più congeniale) e
intervista strutturata (risponde con parole scelte da un copione
predefinito, lo stesso che governa il comportamento verbale
dell’intervistatore); in base al comportamento linguistico
dell’intervistatore: intervista guidata (c’è una traccia ma
lascia all’intervistatore la facoltà di seguirla e svilupparla
come preferisce sul momento) e intervista libera.
Nell’intervista libera il materiale
si raccoglie sotto forma di discorso, in cui le opinioni e gli
atteggiamenti si presentano colorati emotivamente e iscritti in una
struttura argomentativa che determina la sequenza dei temi e le
interconnessioni. Le espressioni sono fortemente legate alle forme
espressive.
L’analisi dei documenti prodotti
dall’intervista discorsiva si distribuisce lungo un continuum
compreso tra le due posizioni estreme definite testualista
(Demaziere e Dubar – l’intervista consegna al ricercatore non
fatti, ma parole che costituiscono un insieme di definizioni delle
situazioni vissute, si dà quindi particolare importanza al processo
ermeneutico di interpretazione dei significati nella produzione della
propria autobiografia) e realista (Bertaux – il materiale
raccolto consente di raccogliere informazioni, indizi utili a
cogliere un particolare frammento di realtà storico-sociale).
Tre forme principali di impiego
dell’intervista discorsiva:
- Intervista discorsiva da sola utilizzata nell’approccio biografico;
- Intervista discorsiva impiegata insieme ad altre tecniche di ricerca come inchieste campionarie per contribuire alla specificazione delle domande cognitive o al collaudo del questionario in fase di studio pilota o pre-test;
- Combinazione alla pari con altre tecniche di ricerca qualitativa o quantitativa (multimethod o triangolazione).
L’intervista discorsiva è
appropriata quando si intende approfondire la rappresentazione
individuale di una persona, mentre è meno pregnante per le ricerche
in cui si intendono studiare le interazioni sociali in quanto
rispecchia solo un punto di vista.
Il disegno della ricerca:
- Definizione della domanda cognitiva (la domanda non deve necessariamente essere un’ipotesi, ma deve comunque essere ben formulata per sapere che cosa si sta cercando);
- Definizione del profilo dei soggetti da interpellare (individuazione del tipo di interlocutore appropriato e definizione della procedura empirica che consentirà di reclutare gli individui – campionamento a scelta ragionata, snow ball sample… - Glaser e Strauss definiscono il criterio di costruzione del campione “saturazione teorica” ossia ci si ferma di raccogliere dati nel momento in cui ci si rende conto che ogni ulteriore intervista darebbe un contributo nullo alla ricerca. Secondo la grounded theory la costruzione della documentazione empirica segue la formazione della teoria che induttivamente emerge dai dati prodotti. Attraverso la “comparazione costante” i diversi materiali sono integrati per delineare in modo sempre più accurato la teoria emergente; ad essa si lega poi un percorso di codifica, suddiviso in tre passi: codifica aperta, assiale e selettiva);
- Definizione della forma di intervista (nel caso dell’intervista discorsiva, scegliere se libera o guidata. La definizione della domanda nel primo caso e del canovaccio nel secondo deve seguire le indicazioni di “buona tecnica” (Corbetta) coniugando brevità, chiarezza e precisione);
- Identificazione dell’intervistatore (deve essere parte del gruppo di ricerca o aver partecipato alla progettazione, deve avere esperienza nella conduzione delle interviste, deve aver familiarità con i temi esplorati. Per quanto riguarda il rapporto è auspicabile la reciproca estraneità, con eccezioni nel caso della ricerca etnografica che richiede un certo grado di fiducia e una conoscenza dei codici linguistici e del contesto sociale-ambientale).
Costruzione della documentazione
empirica:
- Contatto con gli intervistati e presentazione della ricerca (ottenere il consenso, riflessione su quanto spiegare la ricerca in relazione al grado di sofisticazione intellettuale del ricercatore e al fatto che si ritenga più opportuno stimolare una riflessione precedente o che le risposte vengano date su due piedi. Fornire rassicurazioni sulla competenza, sull’anonimato e sul tempo necessario);
- Conduzione dell’intervista (porsi in atteggiamento di ascolto, favorire l’osservazione critica di sé e del proprio agire e l’articolazione di un discorso che organizzi gli esiti di questa analisi – funzione Maieutica (Demaziere, Dubar) – favorita da domande brevi e incisive, e l’uso della ricapitolazione. L’intervista deve sembrare un’ordinaria conversazione ma occorre stare attenti quando l’intervistato chiede l’opinione all’intervistatore);
- Trascrizione (deve comprendere tutti gli interventi sia dell’intervistato che dell’intervistatore ed essere corredata dagli elementi non verbali)
Analisi della documentazione
empirica: lettura metodica del corpus testuale costituito
dalla trascrizione dei colloqui d’intervista, sia ricostruendo le
intenzioni comunicative dei loro estensori (intentio autoris),
sia soffermandosi su quanto il testo ci dice indipendentemente o
addirittura a dispetto delle intenzioni dell’autore (intentio
operis). Alla lettura metodica segue, con movimento circolare
l’articolazione di una cornice teorica in cui inscrivere i testi
d’intervista. Secondo Glaser e Strauss lo schema teorica sviluppato
attraverso la lettura metodica della documentazione empirica deve
adattarsi ad essa (fit) e, al contempo penetrare la superficie
di questi materiali, elaborarli (work), offrendone una lettura
più profonda.
Strategia di lettura dei dati:
- Ogni intervista ha attributi formali (es. preferenza per taluni modelli argomentativi) che la contraddistinguono, e attributi sostantivi (es. espressioni ricorrente di contenuti). Tali attributi non hanno comunque autonomia rispetto al testo in cui sono inseriti. Ciascuna intervista equivale a un caso primato dei casi sulle variabili.
- Particolare attenzione può essere data alle modalità in cui i contenuti sono espressi, ossia all’analisi delle forme che l’intervistato dà al discorso utilizzando teorie dell’argomentazione.
- L’analisi del contenuto può seguire una procedura informale (valorizza la competenza teorica del ricercatore, che può diventare particolarmente complicata da esplicare nei casi in cui si basa su una competenza tacita del ricercatore) o formalizzata (suddivise a sua volta tra procedure che si basano su uno specifico modello semiotico di analisi del discorso (es. Roland Barthes: livello delle funzioni, livello delle azioni, livello della narrazione; oppure Glaser e Strauss, grounded theory) e procedure che si basano su di un insieme di princìpi metodologici posti alla guida dell’analisi). Quale che sia la procedura utilizzata, l’analisi segue tre operazioni fondamentali: caratterizzazione di ogni singola intervista, comparazione tra interviste e la loro classificazione in una tipologia (classificazione incrociata di due o più variabili che permette di identificare dei tipi all’interno dei quali ricondurre i dati) o tassonomia (classificazione che partendo da una variabile considerata di fondamentale importanza per la suddivisione del campione, prosegue formando una tassonomia attribuendo le caratteristiche delle altre variabili in esame).
- Classificazione dei testi: segue il modello di Weber basato sul concetto di tipo-ideale (vedi introduzione). Classificando i testi ne vengono ampliate le caratteristiche ed esasperate come in una caricatura. Si basa su una funzione di appartenenza discreta: appartenenza versus non-appartenenza. Per diversificare i testi all’interno della categoria di appartenenza si può applicare una funzione di appartenenza fuzzy (vedi introduzione).
La comunicazione dei risultati:
ciò che accomuna perlopiù tutti i lavori è la necessità di
includere nel testo almeno due sezioni: un dettagliato resoconto
metodologico e l’illustrazione dello schema interpretativo maturato
con l’analisi e del rapporto che lo lega alla documentazione
empirica.
- Osservazione partecipante e ricerca etnografica
Con l’osservazione partecipante si
nega l’idea di impersonalità e distacco che avvolge la definizione
tradizionale di osservazione scientifica. Oggetto di ricerca
dell’osservazione partecipante è l’interazione sociale (Goffman)
che viene colta, osservata, in un contesto naturale nel quale
l’osservatore si immerge e impara a conoscere sincronizzando il suo
agire con quelle delle persone che gli stanno accanto; che impara a
conoscere vivendo con e talvolta come le persone su cui
ha orientato la propria attenzione. Parte fondamentale ricopre
l’assunzione di un ruolo, che necessita una particolare
risocializzazione attraverso l’apprendimento di valori,
norme, precetti comportamentali propri della cultura ospite.
Una buona ricerca etnografica deve in
qualche modo contenere un buon impiego dell’osservazione
partecipante, anche se congiunto ad altre tecniche, in quanto
permette di ricostruire dall’interno il profilo culturale della
società ospitante. Compito del ricercatore è di comprendere le
definizioni delle situazioni dalla bocca dei “nativi” e di
completare l’analisi aggiungendo quello che è sconosciuto ai
nativi, ossia le assunzioni tacite di significati considerai
impliciti.
Ogni studio etnografico segue un metodo
personale che si riferisce alle caratteristiche individuali del
ricercatore, è impossibile tentare di standardizzare il metodo, ma è
possibile fissare alcuni punti fondamentali cui una buona ricerca
etnografica non può prescindere.
Elaborazione del disegno di ricerca.
Di norma segue la conduzione dello studio. L’insieme dei suoi
elementi, la domanda cognitiva, l’oggetto di studio, la natura
della relazione osservativa, acquista una fisionomia definita solo
dopo che la ricerca è stata avviata.
- L’oggetto: tre percorsi tipici. 1) da una specifica domanda cognitiva che guida il ricercatore si procede alla ricerca dell’oggetto da cui è ragionevole aspettarsi una risposta; 2) dall’oggetto osservato che consegna al ricercatore la domanda pertinente o quantomeno contribuisce alla sua definizione; 3) sia la domanda sia l’oggetto sono ben delineati sin dalle prime battute dello studio.
- Forma della partecipazione. Osservazione coperta (in incognito, pro: non necessita il passaggio attraverso i guardiani , riduce al minimo la reattività o effetto Hawthorne, permette al ricercatore di sviluppare la competenza nel ruolo che ricopre; contro: l’osservatore ha meno possibilità di muoversi sul campo per via della rigidità imposta dal ruolo assunto, potrebbe esserci un eccessivo coinvolgimento nella cultura ospite, è difficile prendere commiato una volta conclusa la ricerca, può creare problemi nel momento della pubblicazione e smascherare il “tradimento”) o scoperta (rende noto lo status di ricercatore, contro: il ricercatore dovrà persuadere i guardiani di non rappresentare una minaccia, problema risolvibile grazie ad un mediatore culturale, può esservi una manipolazione strumentale da parte degli intervistati che usano la ricerca per farsi una buona pubblicità non necessariamente verosimile, reattività o effetto Hawthorne, può essere richiesto al ricercatore, in quanto individuo colto e al di sopra delle parti di assumere il ruolo di arbitro nelle dispute; pro: flessibilità e varietà di esperienze che il ricercatore può raccogliere, potrà ricorrere più spesso al backtalk, potrà cioè interpellare i nativi sull’appropriatezza delle proprie interpretazioni della loro cultura e sull’adeguatezza delle procedure osservative impiegate, potrà garantire un miglior distacco bilanciando la continua tensione tra ruolo insider e outsider).
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