Se provate a sfogliare un
articolo di neuroscienze, di quelli ben fatti pubblicati su riviste importanti,
probabilmente vi imbatterete in uno studio condotto utilizzando la risonanza
magnetica funzionale. Questa tecnica serva a evidenziare quali aree cerebrali
sono attive in un dato momento. Il contributo che una tale metodologia può dare
allo studio delle funzioni cerebrali è palese – si pensi alla possibilità di
vedere quali aree corticali sono attive durante un compito verbale – tuttavia non
tutti sanno come funziona questa misurazione.
Emiliano Macaluso, nel libro
“metodi di indagine in neuroscienze cognitive” (Bonfiglioli & Castiello,
2005), scrive: “per quanto riguarda la risonanza magnetica il legame fra
attività neurale a segnale MR è ancora più complesso e non completamente compreso”.
A dispetto di cotanto disfattismo, il funzionamento della risonanza
magnetica funzionale (fMRI) è noto. Non si tratta di una misura diretta di
quanto misurato (come potrebbe essere una radiografia o una PET) bensì di una
misurazione operata su base inferenziale. In parole povere quelle macchiette di
colore graduato che appaiono in diverse aree del cervello analizzato non sono
reali ma stimate attraverso algoritmi statistici a partire da certi parametri
fisici. Come tutte le stime contengono al loro interno una parte di errore.
Proprio partendo da questa
considerazione il neuroscienziato Craig Bennett ha pensato di condurre un
singolare esperimento. Come soggetto ha scelto un salmone adulto (Salmo Salar) lungo
18 pollici e pesante 3.8 libbre. Al salmone, inserito all’interno di una risonanza magnetica funzionale, sono state mostrate delle immagini di persone dal
preciso contenuto emotivo e gli è stato chiesto di determinare quali fossero le emozioni rappresentate nelle foto. Al momento dell’esperimento il salmone era morto.
Se fino a qui può sembrare solo
uno scherzo più o meno fantasioso il meglio arriva con i risultati ottenuti dal
ricercatore. Come si può vedere nella figura, sono state rilevate aree di
attivazione nel sistema nervoso del salmone. In pratica, stando ai risultati ottenuti, saremmo autorizzati a sostenere che, nei salmoni, le aree evidenziate in rosso sono coinvolte nel riconoscimento delle emozioni.
Questo è possibile perché durante
una scansione di fMRI vengono fatte migliaia di inferenze aumentando
sensibilmente la possibilità di sbagliare ossia di trovare attivo (statisticamente significativo) ciò che
attivo invece non è.
Per quanto sia possibile contenere il
rischio attraverso semplici metodi di correzione rimane sempre il dubbio che
qualcuno, nella necessità di pubblicare dei dati, sia tentato di barare.
Ecco il link dell'articolo originale di C. Bennett:
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