lunedì 16 gennaio 2012

Risonanza magnetica funzionale eseguita su un salmone morto


Se provate a sfogliare un articolo di neuroscienze, di quelli ben fatti pubblicati su riviste importanti, probabilmente vi imbatterete in uno studio condotto utilizzando la risonanza magnetica funzionale. Questa tecnica serva a evidenziare quali aree cerebrali sono attive in un dato momento. Il contributo che una tale metodologia può dare allo studio delle funzioni cerebrali è palese – si pensi alla possibilità di vedere quali aree corticali sono attive durante un compito verbale – tuttavia non tutti sanno come funziona questa misurazione.
Emiliano Macaluso, nel libro “metodi di indagine in neuroscienze cognitive” (Bonfiglioli & Castiello, 2005), scrive: “per quanto riguarda la risonanza magnetica il legame fra attività neurale a segnale MR è ancora più complesso e non completamente compreso”. A dispetto di cotanto disfattismo, il funzionamento della risonanza magnetica funzionale (fMRI) è noto. Non si tratta di una misura diretta di quanto misurato (come potrebbe essere una radiografia o una PET) bensì di una misurazione operata su base inferenziale. In parole povere quelle macchiette di colore graduato che appaiono in diverse aree del cervello analizzato non sono reali ma stimate attraverso algoritmi statistici a partire da certi parametri fisici. Come tutte le stime contengono al loro interno una parte di errore.
Proprio partendo da questa considerazione il neuroscienziato Craig Bennett ha pensato di condurre un singolare esperimento. Come soggetto ha scelto un salmone adulto (Salmo Salar) lungo 18 pollici e pesante 3.8 libbre. Al salmone, inserito all’interno di una risonanza magnetica funzionale, sono state mostrate delle immagini di persone dal preciso contenuto emotivo e gli è stato chiesto di determinare quali fossero le emozioni rappresentate nelle foto. Al momento dell’esperimento il salmone era morto.
Se fino a qui può sembrare solo uno scherzo più o meno fantasioso il meglio arriva con i risultati ottenuti dal ricercatore. Come si può vedere nella figura, sono state rilevate aree di attivazione nel sistema nervoso del salmone. In pratica, stando ai risultati ottenuti, saremmo autorizzati a sostenere che, nei salmoni, le aree evidenziate in rosso sono coinvolte nel riconoscimento delle emozioni.


Questo è possibile perché durante una scansione di fMRI vengono fatte migliaia di inferenze aumentando sensibilmente la possibilità di sbagliare ossia di trovare attivo (statisticamente significativo) ciò che attivo invece non è.
Per quanto sia possibile contenere il rischio attraverso semplici metodi di correzione rimane sempre il dubbio che qualcuno, nella necessità di pubblicare dei dati, sia tentato di barare.

Ecco il link dell'articolo originale di C. Bennett: 

Scanning Dead Salmon in fMRI Machine Highlights Risk of Red Herrings

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